La settimana di gara

LA SETTIMANA DI GARA: DENTRO L’AVVENTURA

Il ritrovo dei partecipanti (il numero massimo è 200 persone provenienti da tutto il mondo e ad ogni edizione sono rappresentate almeno una ventina di nazionalità) è normalmente fissato per il venerdì pomeriggio, in una località situata alle porte del deserto ma dotata di aeroporto: Kashgar in Cina, San Pedro di Atacama in Cile o Ushuaia per l’Antartide.
In tal modo ogni concorrente è libero di organizzare al meglio il proprio arrivo per garantirsi un periodo di acclimatamento o posporre la partenza e approfittare di un periodo di vacanza “esotica” , una volta terminata la gara.
Il sabato è normalmente dedicato a un breve briefing che illustra i vari aspetti della gara: percorso, clima e regolamento. In questa occasione viene consegnato ai partecipanti un prezioso road book che riporta chilometraggio, dislivello e percorso da seguire tappa per tappa e completa le indicazioni delle “balise”, bandierine o tacche in vernice, che marcano il percorso in situ.

Seguendo un dettagliato elenco di attrezzature obbligatorie, variabili da gara a gara e da clima a clima, viene poi controllato lo zaino di ogni concorrente che deve, tra l’altro contenere le 2000 calorie giornaliere, tra cibo e sali minerali, necessarie per sopravvivere alla gara.
Per evitare il rischio che i primi in classifica approfittino di qualche amico o compagno di tenda per alleggerirsi il carico, tali controlli possono essere ripetuti anche durante la gara e a discrezione dei giudici.
Il regolamento infatti stabilisce un peso minimo di 5 kg, ma non sono rari i concorrenti che si presentano sulla linea di partenza esibendo sul groppone armamentari da 15-18 kg!
Nel pomeriggio è fissato il trasferimento al primo campo in mezzo al deserto, dove ognuno troverà il suo posto assegnato in tende da 8/10 persone ciascuna e da cui, il giorno successivo, prenderà il via la gara.. La domenica si parte per la prima tappa e fino al mercoledì successivo i percorsi prevedono distanze tra i 30 e i 50 km.
Il giovedì è il fatidico giorno del “tappone” o “long march”: uno “strappo” tra i 70 e i 100 km, da percorrere entro il pomeriggio del venerdì.

Chi vuole prendersela comoda può fermarsi a dormire un paio d’ore ad un posto di controllo e giungere a destinazione in tempi “filosofici”, i più veloci invece arrivano già il giovedì sera e possono godersi una pausa lunga un giorno riposando al campo e aspettando pazientemente i compagni di avventura più serafici .
Per evitare un’eccessiva discrepanza negli arrivi, in questa occasione particolarmente “ardua” e nell’ultima tappa, la partenza è scaglionata : i primi a partire sono i più lenti, seguiti, a distanza di due ore, dal gruppo dei venti capolista. La tappa finale del sabato non è mai superiore ai 15 km e normalmente prevede l’arrivo nel paesino di partenza dove ai “finishers”, viene consegnata la meritata medaglia.

Essendo comunque un “grande evento, non può mancare, alla sera, la cerimonia ufficiale di premiazione, con tanto di cena di gala in hotel, preceduta, ovviamente da una doverosa e godutissima doccia!

GIORNATA-TIPO

Al fine di assicurarmi le condizioni ideali per assumere e digerire la necessaria, nutriente colazione, preferisco svegliarmi almeno due ore prima dell’ora di partenza, normalmente fissata per le 8. Da quel momento in avanti, per me, l’unica misura del tempo saranno le balise e i “check point” dove ci si rifornisce di acqua (1,5 litri) e, al bisogno, si ricorre al medico in servizio.
Alimentare continuamente le riserve energetiche è fondamentale e per questo non dimentico mai di addentare una barretta o succhiare un gel energetico a intervalli regolari di circa un’ora.
Sovente, devo letteralmente impormelo perché sono consapevole del rischio di accorgersi di essere in riserva quando è ormai troppo tardi.

Tagliato il traguardo giornaliero mi concedo lunghe pause di relax, indispensabili per recuperare le forze . Innanzi tutto mi nutro, bevo abbondantemente e mi dedico a esercizi di defaticamento e scarico dei muscoli e della schiena.
Ecco la sequenza che cerco di rispettare ad ogni tappa: appena in tenda preparo una bevanda a base di amminoacidi ramificati, vitamine e sali a cui affianco una razione di frutta secca , grana e brodo caldo.
Per facilitare la digestione, evito di consumare una vera e propria cena e opto per una serie di spuntini digeribili ma energetici.
La tenda è il luogo della socialità, della chiacchiera, delle memorie trascritte su diari stropicciati o immortalate dalle fotocamere digitali.

Eh già, anche in queste lande remote, trova spazio la tecnologia! Così, nella “Cyber-tenda” alcuni computer portatili aggiornano i partecipanti sulla classifica e permettono di leggere le email spedite dagli amici a casa…
Nel campo, dove la corrente elettrica è una chimera, è forse questa l’unica traccia di “civiltà” evoluta e peraltro effimera come un tramonto, dopo il quale, al sopraggiungere dell’oscurità, altro non resta che andare a dormire.

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