Quattro chiacchiere…

QUANDO E’ NATA IN TE QUESTA PASSIONE “ESTREMA”?
Dipende cosa si intende per estremo… nel ’97 ho deciso di partecipare a una maratona, tanto per provare “una volta nella vita” a correre 42 km.
Poi ho continuato a gareggiare su questa distanza per abbassare il mio personale sotto le 3 ore. Ciò fatto mi sono detto “perché non provare la “Marathon des Sables”, il mito di ogni maratoneta: da fare “almeno una volta nella vita” Che dire è stata una volta e…per sempre!

QUAL E’ LA PARTE DEL TUO CARATTERE CHE PIU’ TI AIUTA A GESTIRE LE DIFFICOLTA’ DI QUESTE PROVE?


La capacità (a volte la volontaria ricerca) di stare solo con me stesso

CI SONO LIMITI DI ETA’ PER DECIDERE DI PROVARE?
Compatibilmente con le condizioni fisiche individuali direi di no: ovviamente chi è già familiare con gli sport di resistenza è avvantaggiato.

QUALE DELLE CORSE CHE HAI FATTO TI HA SEGNATO MAGGIORMENTE E PERCHE’?
Per ognuna serbo ricordi e momenti indelebili : la più bella dal punto di vista paesaggistico è sicuramente quella nel deserto di Atacama, in Cile. In sei giorni abbiamo attraversato tutti gli ambienti desertici possibili sul pianeta: distese sabbiose, pozze di fango, pietraie, guadi insidiosi, ghiacciai e foreste.

CHI NON DOVREBBE MAI FARLO?
Chi non è predisposto al sacrificio e alle rinunce, sia durante la gara che nei mesi precedenti quando trovare tempo e volontà per allenarsi è anche questione di testardaggine e orgoglio.

C’E’ UNA CORSA CHE NON RIPETERESTI PIU’?
Non ripeterei la gara in Antartide. E’ un posto magnifico, mi sono divertito ed ho pure concluso con la mia miglior prestazione al terzo posto, ma la navigazione sulla nave rompighiaccio nello stretto di Drake è stata veramente massacrante, ben peggio dei 200 km di corsa!

CHI E’ IL PERSONAGGIO PIU’ PARTICOLARE CHE HAI INCONTRATO GRAZIE ALLA 4 D?
Sono due i personaggi che porto nel cuore e che sono per me un modello per quanto diversissimi fra loro. Il primo è Marco Olmo, uomo eccezionale e figura carismatica, sia dal punto di vista sportivo che umano. L’altro è il “Colonnello”, prematuramente scomparso pochi anni fa, con cui ho corso in Cina. Nonostante una protesi all’anca che lo costringeva ad una camminata particolare, era sempre allegro, forte di un’energia che non poteva non coinvolgere i suoi compagni di avventura. Gareggiare con lui significava portare a termine la gara senza se e senza ma!

DOPING NEL DESERTO: PUO’ SUCCEDERE O 4 D E’ UN MONDO REMOTO ALLO SCANDALO COME IL PAESAGGIO CHE LO OSPITA?
Beh, cosa si intende per doping? In queste gare non ho mai assunto nè visto assumere prodotti vietati. Capita invece piuttosto spesso di assumere antinfiammatori che sebbene legali, possono risultare dannosi per l’atleta che non voglia interpretare i segnali di allerta che il corpo trasmette in caso di intossicazione.

CHE MUSICA ASCOLTI QUANDO IL SILENZIO COMINCIA A URLARE INSIEME AI MUSCOLI?
Di tutto, dal rock più duro a Pavarotti… i miei preferiti mentre corro in allenamento sono Lorenzo Jovanotti e Tricarico mentre, in Atacama, giunto al settantesimo chilometro ho ascoltato tre volte di fila “The final countdown”: mi ci voleva una carica speciale per “resistere” fino al traguardo!

QUALI SONO I PENSIERI A CUI TI AGGRAPPI QUANDO PENSARE RESTA L’UNICA SPINTA A CONTINUARE?
In realtà cerco di non pensare! Lascio vagare i pensieri cercando di estraniarmi da tutto e dai messaggi negativi che mi giungono dal corpo; quando ci riesco, raggiungo uno stato quasi “meditativo”, mi stacco da me… divento tutt’uno con la corsa stessa. Se invece il percorso è particolarmente impegnativo o devo “difendere” una posizione, allora la concentrazione è totalmente incentrata sul mio scopo e l’energia converge sulla linea del traguardo..

C’E’ UN PERSONAGGIO FAMOSO CHE VORRESTI INVITARE A CONDIVIDERE UN’ESPERIENZA COME LA 4D? PERCHE’?
Mi piacerebbe invitare Patrizio Roversi e Syusy Blady per una puntata di “Turisti per caso”: credo nessuno più di loro saprebbe cogliere – e raccontare – l’umanità, il divertimento, l’avventura e la poesia di queste gare-viaggio .

QUALE BUDGET DI SPESA SI DEVE PREVEDERE PER UN’AVVENTURA ESTREMA COME LE TUE?
Le gare a tappe più blasonate hanno costi intorno ai 2000 – 2500 €. Sicuramente ci sono anche organizzazioni minori, o meno note che propongono gare simili anche per metà del budget. Purtroppo la differenza si paga anche in termini di minore sicurezza e assistenza in caso di incidenti.

SI DICE CHE LO SPORT SIA SINONIMO DI BUONA SALUTE: COME TI LASCIANO LE TUE GARE, FILI NELLE VESCICHE A PARTE? SEI DEBILITATO? E SE Sì, QUANTO TEMPO DI RECUPERO TI CONCEDI PRIMA DI RIPRENDERE AD ALLENARTI?
Prima di riprendere con gli allenamenti “seri”, lascio trascorrere almeno un paio di mesi, continuo però a correre o a pedalare. Il trauma del dopo-gara è anche psicologico: ci si ritrova con un grande vuoto, quello dell’obiettivo inseguito per mesi di allenamenti giornalieri e di realissima, “sfamante” fatica, rimpiazzato dal ricordo e dall’aspettativa per il prossimo progetto, romantici ma non altrettanto “sostanziosi” per corpo e mente..

HAI MAI AVUTO PAURA?
No, momenti di sconforto tanti, ma paura mai. Anche se si corre in luoghi inospitali si è comunque seguiti tappa per tappa da una collaudata ed affidabile organizzazione.

TU CORRI AI CONFINI DEL MONDO. HAI MAI FATTO INCONTRI AI CONFINI DELLA REALTA’?
Ho avuto dei seri dubbi quando, scendendo da un colle ad oltre 3000 metri in Cina, ho iniziato a sentire della musica. Poco dopo però, per fortuna, ho incontrato due pastori che salivano lungo il sentiero suonando il flauto!

DICONO CHE NON SI POSSA PENETRARE IL DESERTO, E’ IL DESERTO A ENTRARE IN NOI. QUANDO SEI LONTANO DAI GRANDI DESERTI DELLA TERRA, NE CERCHI UNO PIU’ VICINO? DOVE LO HAI TROVATO?
Per fortuna il deserto lo si può creare a misura, anche vicino a casa… quando corro da solo in montagna, magari in luoghi poco frequentati o in orari insoliti, quello è il mio deserto personale.
Anche se la sensazione della sabbia sotto i piedi o fra le dita non ha pari!

I CORRIDORI DELLA 4 D SONO GLI ULTIMI GRANDI ROMANTICI O SOLO DEI MANIACI DELLA PRESTAZIONE AL LIMITE?
Chi cerca il limite sportivo va a correre in pista o in maratone su strada dove, cronometro alla mano, è facile quantificare il proprio “valore”. Chi cerca l’avventura vera, parte da solo o con pochi altri senza un’organizzazione al seguito. I partecipanti alla 4d sono persone normali che vogliono conciliare la passione per la corsa e per i viaggi senza paura di abbandonare il proprio mondo e le civili comodità per una settimana. Non mi sento né avventuriero né estremo… proprio per questo ho voluto dedicare dello spazio al CCM, una ONG di personale medico che lavora in Sud Sudan in condizioni proibitive: sono loro a darci un esempio di cosa significhi davvero essere estremi e “no limits”.

E’ POSSIBILE FARE NUOVE AMICIZIE DURANTE UNA GARA O LA SOLITUDINE è UNA MOLLA PER ANDARE AVANTI?
Inevitabilmente in sette giorni di convivenza e fatica si creano legami: non tanto mentre si corre, ma nei pomeriggi trascorsi al campo o sotto la tenda.

CORRERE IN COPPIA: CEMENTO O SCURE PER IL MATRIMONIO?
Sicuramente condividere una passione è un ottimo “cemento” per il matrimonio. Nelle gare più dure però preferisco essere solo e non dover pensare ad un’altra persona. Certamente rimane il rimpianto di non poter condividere certe emozioni in tempo reale (ma per questo scatto le foto e scrivo il diario!).

UN OGGETTO CHE AVRESTI VOLUTO PRENDERE AL VOLO E CHE INVECE HAI LASCIATO AL DESERTO?
Nella tappa lunga di ogni gara mi ritrovo sovente a correre di notte, sotto le stelle… vorrei poter fotografare quei momenti, ma mi servirebbe qualche chilo di attrezzatura (e di lucidità mentale) in più.

COSA DIFFERENZIA UN ATLETA ESTREMO DA UN VIP DEGLI SPORT DA GRANDE SCHERMO?
Innanzitutto l’odore, nelle gare a tappe non ci si lava per sette giorni, salvo trovare un fiume vicino all’accampamento!
Poi nel trail running, ed in particolare nelle corse in autosufficienza nel deserto, non c’è praticamente nessun professionista: i più fortunati hanno qualche sponsor che copre in toto o anche solo parzialmente le spese

MAI COME NELLA 4D AGONE E AGONIA RISCOPRONO IL SENSO DELLA LORO COMUNE RADICE: TI PIACE DI PIU’ VINCERE O SOFFRIRE?
Non ho mai avuto il piacere di vincere e, spesso, sono ben lontano dal podio! sicuramente però l’agonismo – almeno per me- è parte essenziale di queste corse. La sofferenza ha una sua importanza e un suo significato: ci fa sentire tutti vincitori e soddisfatti di noi stessi quando tagliamo il traguardo, dal primo all’ultimo in classifica.

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